La storia dell’Aceto Balsamico è indissolubilmente legata al territorio modenese ma le sue origini sono da ricercare in tempi molto antichi infatti, già intorno al 4000 a.C., i Babilonesi lo ricavavano facendo fermentare datteri, fichi, albicocche e lo usavano come condimento o per conservare altri alimenti.
Sono stati i Greci, esperti viticultori, a introdurre la coltivazione della vite in tutti i territori della Magna Grecia, e da loro i Romani hanno imparato a produrre vino e, come prodotto secondario, aceto. A Roma e nell’Impero questo veniva utilizzato per la conservazione dei cibi, come medicinale e come condimento, tanto che l’acetabulum, l’ampolla contenente aceto, era sempre presente su tutte le tavole.
Nel corso del tempo, poi, l’uomo è intervenuto sul semplice prodotto “aceto” per modificarne le caratteristiche e renderlo maggiormente appetibile negli usi domestici. Fino ad ottenere la combinazione perfetta nella quale il mosto d’uva, cotto in determinate condizioni, si modificava e si trasformava in un prodotto squisito senza che ci fosse bisogno di aggiungere null’altro.
Il prodotto così ottenuto era talmente prelibato che fu degno di far parte dei doni più preziosi da poter inviare a re e imperatori in occasioni importanti.
Fino all’invasione napoleonica (1796), nessuno aveva mai pensato e osato commercializzare o vendere il Balsamico in quanto era impensabile mettere in commercio un prodotto che solo il Duca e pochi altri privilegiati possedevano. I francesi invece, dopo aver spogliato il palazzo ducale di ogni cosa, venduto i beni nazionali e svuotato le casse cittadine, decisero di vendere anche l’aceto della Corte ed è grazie a loro che noi oggi possiamo gustare quest’ottimo condimento che aggiunge un tocco inconfondibile a molte ricette tipiche non solo del modenese.
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